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“Voglio rifare la DC: Verde però”

Dal sito “https://culturaidentita.it/” – clicca QUI per andare all’articolo originale.

Sul nuovo numero di CulturaIdentità in edicola segnaliamo l’intervista di Gennaro Grimolizzi a Gianfranco Rotondi, già ministro per l’Attuazione del programma di governo nel Berlusconi IV. La “Balena bianca” diventa verde: suo è infatti il nuovo soggetto politico “Verde è Popolare”, nato dalla fusione della DC di Gianfranco Rotondi con alcuni movimenti ambientalisti.

Con la chiarezza che lo contraddistingue, Gianfranco Rotondi riflette, a pochi giorni dalla presentazione del nuovo soggetto politico che lo vede protagonista, “Verde è popolare”, sulle ambizioni del centrodestra. Il futuro non è senza incognite, a partire dalle questioni internazionali che possono avere ripercussioni dirette sulla politica italiana e disegnare scenari sempre nuovi. Il congresso costituente di “Verde è popolare” ha portato alla fusione della Dc di Gianfranco Rotondi con alcuni movimenti ambientalisti. Una scelta precisa che vuole fare del dialogo tra anime diverse il suo punto di forza. Ad ispirare questa nuova esperienza di Rotondi, l’enciclica “Laudato Sì” di Papa Francesco. Una riflessione del Santo Padre di qualche anno fa in cui si evidenzia che «l’ecologia integrale richiede apertura verso categorie che trascendono il linguaggio delle scienze esatte o della biologia e ci collegano con l’essenza dell’umano».

«Siamo un progetto nuovo – spiega Rotondi a CulturaIdentità -, tanto è vero che a guidarci sono due personalità provenienti da centrodestra e centrosinistra. Non siamo interessati ad apparentare la nostra lista col centrodestra, perderemmo voti e non recupereremmo nei collegi uninominali, tutti perdenti per il centrodestra nei territori in cui pesiamo di più. Saremmo invece molto interessati a una esperienza nuova come il partito unico del centrodestra, dove la nostra ispirazione cristiana e ambientalista potrebbe trovare spazio ed esprimersi. Mai come quest’anno la ricorrenza della vittoria democristiana del 18 aprile parla alla politica attuale. Oggi come allora ci è richiesta una scelta di campo netta e senza esitazioni per l’Occidente».

Onorevole Rotondi, cosa l’ha spinta a fondare “Verde è popolare”?
«Sono uno dei fondatori del centrodestra italiano, così come si completò nel 1995 con l’adesione dei popolari al Polo delle libertà di Silvio Berlusconi. È normale che io intervenga nel dibattito sul centrodestra, in un momento di difficoltà di questa coalizione, oggi divisa tra maggioranza e opposizione. Io lavoro per un “campo largo”, alternativo alla sinistra, e desidero che “Verde è Popolare” ne faccia parte, ma è una mia aspirazione, per ora, niente di più. “Verde è Popolare” è un progetto nuovo, fin qui di centrodestra ha solo il presidente».

Con la creazione del nuovo soggetto politico si sfata una sorta di mito. L’ambientalismo non è più “proprietà privata” di una parte politica?
«L’attenzione per l’ambiente oggi è un valore condiviso delle nostre società. Non è più una ragione di parte, né può essere il programma di un solo partito. Da questo punto di vista direi che non è proprietà di nessuna forza politica, né vecchia né nuova».

Cosa proponete in riferimento alle grandi tematiche ambientali, che rischiano di essere sacrificate in questo delicato momento storico?
«La nostra ispirazione sono le encicliche di Papa Francesco, particolarmente il loro riferimento alla “cura del creato”. Francesco rivisita la dottrina sociale della Chiesa e riforma l’idea antica di un mondo illimitato a disposizione totale e incondizionata dell’uomo. Con la “Laudato Sì” e “Fratelli tutti”, creato e persona assumono una dimensione unica».

Con chi state dialogando e dialogherete?
«Siamo una forza di ispirazione cristiana e dunque siamo naturalmente dialoganti con tutti, a partire dalle forze politiche più attente alla tradizione e ai valori cristiani».

Sarete presenti nelle liste del centrodestra in occasione delle prossime amministrative? Un banco di prova importante in vista delle politiche del 2023…
«Verde è Popolare è un partito ibrido, guidato da due personalità provenienti l’una dal centrodestra, l’altra dal centrosinistra. È presto per parlare di alleanze, tant’è che nei pochi Comuni in cui ci presentiamo, al primo turno non ne abbiamo fatte».

La guerra in Ucraina rischia di far finire su un secondo piano i temi legati all’ambiente e alla salvezza del creato?
«Direi di no. Lo scenario mondiale pone brutalmente l’uomo di fronte al rischio di un conflitto permanente la cui radice è nella lotta per l’appropriazione delle fonti energetiche».

Gli appelli del Papa sull’Ucraina sono poco ascoltati?
«Forse, a Mosca si chiedono ancora “quante divisioni ha il Vaticano”».

 

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